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A 93 anni è morta Bambina Villa, staffetta partigiana

Da BrianzaPopolare.it



Lo sguardo al passato, alle persone che con il loro coraggio hanno lasciato un segno indelebile nel futuro, deve essere per tutti noi momento di confronto anche generazionale.

Credere profondamente nei valori ha significato per quelle generazioni ragione di vita, "credo" quasi religioso nei confronti della libertà della Patria.
Parlare oggi di "Staffetta partigiana" fa sorridere, e questo perché il modo moderno di approccio ai valori è profondamente mutato.

Mettere a rischio la propria incolumità con il rischio, quando andavano bene le cose, del carcere diventa un concetto quasi impensabile ai giorni nostri.

Oggi tutto è disponbibile, tutto è a portata di mano e soprattutto tutto ha un prezzo.
Bene queste persone come "Bambina" non avevavo prezzo.

Questo è l'insegnamento che dobbiamo fare nostro.

In questi giorni parliamo "giustamente" dell'incontro del Lingotto...quale posto miglior eper forgiare nuove cose! Ebbene, non fermiamoci solo alle modernità, ai nuovi mezzi di comunicazione e pensiamo per un attimo alla "staffetta partigiana". Sembra un paradosso fermarsi a paragonare facebook con la Resistenza! Ma dobbiamo pensare che questo è il momento della Nuova resistenza. Allora i messaggi avvenivano con il passamano, con rischio, oggi con la "rete" si può raggiungere ogn i angolo del mondo in pochissimi istanti. Non giudichiamolo solamente una modernità,o un mettersi in vetrina, facciamole buon uso convinti che il mezzo di comunicazione è differnete ma l'ideale e la motivazione devono rimanere quelle di allora.

Parliamo di futuro, di giovani generazioni e anch'Io sono convinto che la strada debba essere questa, ma ricordiamoci di tutti quei compagni che non hanno possibilità di accedere alle nuove tecnologie. Questo ci deve imporre di aprirci anche con mezzi più "storici" che comunque nel tempo hanno dato ottimi risultati.

Quindi bene le mail, facebook, ma non dimentichiamo il telefono le lettere, gli incontri intergenerazionali.

Il rappresentare il nuovo non deve significare ghettizzarsi in un'altra corrente o giù di lì.

Ecco questo mi sembrava il messaggio per unire il "vecchio al nuovo" con un denominatore comune che sarà la chiave di una vittoria futura.

Concludo ricordando una lettera apparsa ieri 28 giugno sull'Unità. Un signore di Milano lamentava che in Piazza Gramsci c'erano degli attivisti di Cuore Nero che volantivano chiedendo di sostituire il nome di Gramsci con quello del "tanto osannato dai media" tifoso Laziale purtroppo caduto in uno scontro con la polizia prima di una partita.

Queste sono le provocazioni che dobbiamo rimandare al mittente, ricordando ogni giorno che il nostro primo compito è l'ANTIFASCISMO militante così come lo era per Bambina.

Grazie a questa donna.

Marco Addivinola

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